giovedì 25 febbraio 2010

RACCONTI


LA BREVE STORIA DI SAN VALENTINO

Valentino è vissuto in un periodo in cui essere cristiani era molto rischioso. E infatti lui, che era vescovo di Terni, in Umbria, arrivò a Roma proprio quando i soldati dell’imperatore stavano arrestando e portando in prigione alcuni cristiani. Valentino andava a trovarli in carcere per consolarli e dimostrargli la sua amicizia ma venne scoperto e portato dall’imperatore che rimase molto colpito dalla sua grande fede in Gesù. Poi, anche Valentino venne portato in prigione ma anche lì continuava a voler tanto bene a Gesù: la sua grande fede era davvero “contagiosa”. Il santo amava molto le rose e le regalava ai fidanzati e alle persone che si volevano bene per augurare loro una vita felice.



IL PINGUINO «SOLOSOLO»

Un’altra volta il pinguino fece il giro completo del suo iceberg. Un po' sudato per la corsa, si specchiò in una lastra levigata di ghiaccio e soddisfatto si disse:
«Non c'è dubbio: sono la creatura più bella dell'Universo».
Gli venne fame e si tuffò nell'acqua di un bel blu scuro appena increspata da una leggera brezza. Mangiò qualche pesciolino, poi tornò sull'iceberg. Sbadigliò e sospirò. Un'altra giornata. Uguale a tutte le altre. Tornò a sbadigliare rumorosamente e senza neppure mettersi la mano davanti alla bocca. Tanto sull'iceberg c'era solo lui e faceva quello che gli pareva.
Poteva arrampicarsi sulla punta più alta della montagna di ghiaccio e lasciarsi scivolare fin nell'acqua. Ma non gli piaceva più come una volta. Si stese e cominciò a contare le nuvole. Era un altro dei suoi passatempi. Le nuvole erano anche le uniche creature a cui rivolgesse la parola. Ma era così triste. Grossi lacrimoni gli scorrevano sul becco.
Ma ecco che un giorno, fra le nuvole, il pinguino intravide un puntino nero. Piano, piano s'ingrandiva. Quindi si stava avvicinando. Il pinguino aguzzo gli occhi. Era un gabbiano e volava sempre più basso.
Nessun gabbiano si era mai posato sul suo gelido iceberg e il pinguino era tutto eccitato dalla novità. Il gabbiano si posò sul ghiaccio e poi cautamente si avvicinò al pinguino. Il pinguino sollevò la testa.
«Ah!», disse il gabbiano, «pensavo che fossi morto! Anche ieri eri lì sdraiato».
Sì, e anche l'altro ieri, pensò il pinguino.
Ed era così contento che finalmente ci fosse qualcuno!
«Buongiorno», finì col dire.
«lo mi chiamo Fonala», aggiunse il gabbiano. «E tu, come ti chiami?».
Il pinguino non lo sapeva. Non aveva mai avuto bisogno di un nome sull'iceberg.
«Non ho un nome», disse.
«Che stupidaggine!», borbottò il gabbiano.
«Tutti hanno un nome, allora chiamerai Solosolo».
«Trovo che è un nome magnifico».
Il gabbiano si mise a fargli un sacco di domande: cosa faceva lì, perché viveva da solo, come era il pesce da quelle parti. Il pinguino rispose a tutto, ma aveva poco da dire. Dovette ammettere che si annoiava tanto.
«Ma perché non te ne vai verso la terra ferma? È neanche a mezz'ora di volo da qui. E là ci troveresti un mucchio di altri pinguini».
Altri pinguini! Solosolo raddrizzò la testa. Doveva andare là. Mezz'ora di volo: a quanto tempo di nuoto potrebbe corrispondere? Ma che importa? Se si stancava, poteva mettersi a galleggiare. E anche se il viaggio fosse durato giorni O settimane, lui doveva andare, vi doveva arrivare.
Si fece indicare la direzione giusta e si tuffò. Non aveva mai nuotato con tanta energia. Fortala gli volò sopra per un po' poi Io salutò:
«Arrivederci Solosolo! Tieni duro, ci arriverai!». E filò via come una freccia.
Solosolo si ritrovò nell'immensità dell'oceano. Ma almeno adesso sapeva dove voleva andare.
«È sfinito», disse una voce...
«È arrivato da poco», disse qualche altro.
«Chissà da dove viene, poverino», aggiunse una vocina.
«È un pinguino molto grazioso», disse un'altra. E una tenera carezza gli sfiorò il becco.
Solosolo era troppo stanco per raddrizzarsi. Il viaggio era durato giorni e giorni. Aveva incontrato tre terribili tempeste.
Aprì gli occhi e vide attorno a lui tantissimi pinguini.
«E vivo!», dissero insieme i pinguini. «Portiamogli qualcosa da mangiare!».
Sotto il becco di Solosolo, in un momento, si ammucchiarono pesci e pesciolini. Mangiò di vero gusto, circondato dai suoi nuovi amici. Si sentiva invaso da una immensa felicità.
E voi volete sapere dove si trova adesso? Abita su una spiaggia piena di pinguini. E non si chiama più Solosolo, ma Tuffatore, perché fa dei superbi tuffi dall'alto degli scogli.




(RACCONTI DIDATTICI TRATTI DAI TESTI DI BRUNO FERRERO)

mercoledì 10 febbraio 2010

era solo un cane...


Ieri mattina mi è capitata una cosa terribile: ho assistito alla morte di un cane. E' stato investito sotto ai miei occhi e non riesco più a dimenticarlo. L'autista non si è neppure fermato per verificare che la povera bestiola fosse ancora in vita. Ho accostato l'auto sul ciglio della strada ed ecco una scena straziante: l'amico del piccolo cane, di taglia più grossa, consapevole di ciò che era successo, ha affrontato nuovamente la strada, pericolosa e trafficata, per tornare dalla povera bestiola. Nei suoi occhi c'era tutto l'orrore d quanto era successo e nel suo gesto il tentativo disperato di proteggere la piccola vittima. Per fortuna la pietà di un uomo che ha accompagnato gli ultimi istanti di vita del cagnolino e che lo ha deposto sull'erba, lontano dalle macchine, mi ha permesso di restare un po' lontana e limitare così il mio trauma. Parlando con i vigili urbani ho appreso che non c'era traccia di microcip e che quindi non si poteva risalire a quei criminali dei proprietari che lo hanno lasciato libero di girare per una strada tanto pericolosa. Se decidete di prendere un cane sappiate che è una grossa responsabilità: gli animali o si tengono come si deve o è meglio rinunciare.

sabato 6 febbraio 2010

PROTESI ALL'ANCA

...è andato tutto bene, grazie ai medici bravissimi, alle infermiere competenti e puntuali. Ottimo reparto: quando la sanità funziona bisogna dirlo!